Il Calabrone Orientale ha colonizzato Trieste

La città di Trieste ospita una popolazione di Calabrone Orientale (Vespa orientalis). Come si legge nella ricerca in pubblicazione sugli Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste a cura dei naturalisti Nicola Bressi, Andrea Colla e Gianfranco Tomasin: si tratta della popolazione più a nord al mondo per questa specie e per di più nel centro di una città.

Il Calabrone Orientale vive dall’India al Africa settentrionale, sino al sud del Balcani e all’Italia meridionale. I suoi ambienti tipici sono boscaglie desertiche e coste rocciose in Medio Oriente.

Introdotto nel sud della Spagna. Non viveva più a nord delle coste mediterranee di Roma e Spalato.

A Trieste è arrivato con ogni probabilità con i traffici portuali. I primi avvistamenti (grazie ad alcuni cittadini che li segnalarono al Museo triestino) ci furono ad agosto 2018. Ma si presumeva si trattasse di individui isolati arrivati con qualche container. Il Calabrone Orientale era già stato avvistato tra le merci a Genova, Londra e Bruxelles; ma non era mai riuscito a superare l’inverno.

Purtroppo, a causa della crisi climatica provocata dall’uomo, il centro di Trieste lo scorso inverno non ha mai registrato gelate. Così, oggi sono presenti in città di almeno 4 popolazioni.

Nel Calabrone Orientale le regine fondano nuove colonie a maggio, costruendo favi di cellulosa sottoterra o dentro muri e edifici. Le operaie si nutrono soprattutto di zuccheri, ma cercano proteine animali per alimentare le larve. La colonia cresce (ospitando anche mille individui) sino a ottobre, quando volano via le nuove regine fondatrici e la colonia si estingue.

È particolarmente legato al sole e alla luce da cui riesce a ricavare energia metabolica: è uno dei pochissimi animali che, come le piante, riesce direttamente a produrre energia sfruttando la luce solare. Per questo vola di preferenza nelle ore centrali della giornata, anche in giorni caldissimi.

Per il resto molto adattabile, si ciba di una varietà enorme di risorse alimentari: è un abile cacciatore di altri insetti, ma apprezza scarti alimentari umani e animali di vario tipo, con predilezione per carne e pesce.

Quindi, esattamente come per i ratti, le cornacchie, i gabbiani e i cinghiali: un ulteriore invito a tenere pulita la città e non lasciare cibo fuori dai contenitori per l’umido.

Può creare problemi?

Non possiamo esserne certi. Ogni specie animale si comporta diversamente quando viene importata in ambienti differenti. Impossibile garantire come si evolverà la sua biologia con il clima, la vegetazione e le ore di luce di Trieste. Forse un inverno molto freddo potrebbe estinguerlo. Ma vivendo in città potrebbe pure facilmente svernare in tiepidi controsoffitti e cantine.

Il veleno iniettato con il pungiglione non differisce molto da quello di vespe e calabroni europei; sembra solo leggermente più doloroso per la maggiore percentuale di acetilcolina. Come i calabroni europei, sono di norma placidi; diventano aggressivi solo in prossimità dei favi, che è quindi meglio non stuzzicare.

In alcune zone aride dell’areale, il Calabrone Orientale rosicchia la frutta dolce a maturazione tardiva e può scortecciare qualche ramo per procurarsi la cellulosa, che impasta per costruire i suoi favi di cartone.

Qualche problema potranno averlo gli apicoltori, visto che il Calabrone Orientale mangia sia Scarafaggi che Api da miele. Api che caccia saccheggiando talvolta intere arnie. Anche se le api non vengono divorate, tendono a non uscire più per paura, annullando la produzione.

E’ importante sapere che il Calabrone Orientale può essere facilmente confuso con alcune specie di insetti locali utili o innocui (da cui si distingue soprattutto per avere solo 2 anelli gialli sull’addome, mentre la punta con il pungiglione è sempre completamente scura). Si raccomanda quindi di rispettare la già minacciata biodiversità e di segnalare eventuali avvistamenti, inviando foto alla mail: sportellonatura@comune.trieste.it , o portando eventuali animali trovati morti al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste di Via Tominz, 4.

Le segnalazioni dei cittadini sono importanti per il monitoraggio e la gestione di questa specie.

Il Museo Civico di Storia Naturale ha in programma un incontro pubblico per conoscere questo nuovo abitante della città, mercoledì 16 ottobre alle 18.

Ma verranno date (e raccolte) informazioni già nello stand del Museo in questi giorni a Next.

Museo Accessibile

Un progetto che si articola in due percorsi divulgativi semplificati, utili a favorire la visita

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